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I Premi Ubu 2012 ai nastri di partenza: online il “repertorio della stagione 2011-2012”. Appello agli artisti, ai teatri, alle compagnie, ai gruppi, ai festival, alle rassegne
Sono cominciati i lavori per l’edizione 2012 dei Premi Ubu, il riconoscimento inventato, voluto e realizzato da Franco Quadri, che in oltre trent’anni ha assunto il valore di un Oscar del teatro italiano. La trentacinquesima edizione, che si terrà il 10 dicembre al Piccolo Teatro Grassi di Milano, è promossa dall’Associazione Ubu per Franco Quadri, fondata da Jacopo e Lorenzo Quadri, e condotta attualmente da un direttivo composto da Leonardo Mello, Renata Molinari, Oliviero Ponte di Pino, Cristina Ventrucci. È grazie al successo dell’edizione scorsa dei Premi – che ha registrato forte partecipazione e commozione intorno al ricordo di Franco Quadri – che l’Associazione ha deciso di proseguirne il corso, forte anche del sostegno del Comune di Milano cui si stanno affiancando altri partner istituzionali e privati.
Per documentare al meglio la stagione di riferimento, si richiede la partecipazione degli enti produttori nel compilare una lista di spettacoli della stagione che aiuti i giurati a esprimere i propri voti e al tempo stesso contribuisca ad aggiornare l’archivio del Patalogo/Ubulibri. Tale lista verrà tenuta in costante aggiornamento ed è già consultabile online al link www.ateatro.org/mostraubu_produttore2012.asp: la collaborazione dei diretti interessati sarà indispensabile per renderla il più possibile completa e precisa. L’account al quale inviare le documentazioni è: premiubu@ubuperfq.it. Informazioni al numero 02.20241604.
In questo modo si rende disponibile online il «repertorio della stagione 2012», una lista degli spettacoli consultabile e ricercabile da chiunque ne sia interessato, disponibile sul sito dell’Associazione Ubu per Franco Quadri http://www.ubuperfq.it, della casa editrice Ubulibri http://www.ubulibri.it, e della webzine www.ateatro.org.
L’Associazione Ubu per Franco Quadri, nata nel maggio scorso, si propone la valorizzazione dell’archivio del grande critico e editore teatrale dando anche continuità alle linee guida della sua attività nel campo della scena contemporanea, dell’editoria e della critica, oltre che della formazione e dell’internazionalità. Accanto ai Premi Ubu – e alla realizzazione del repertorio della stagione 2011-2012 a essi collegato – tra i primi progetti avviati vi è quello, realizzato in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, riguardante la salvaguardia e la corretta utilizzazione dell’archivio, che rappresenta un patrimonio di tutto il teatro italiano.
Mackie Messer #6 > Sui Premi Ubu tra Milano e Roma
Da poco tornato da Milano per l’annuale consegna dei Premi Ubu. Il primo anno senza FQ. La serata, stracolma all’inverosimile (a me sembra che ogni anno ci sia più gente, schiere di teatranti come ultras da varie parti d’Italia, faziosissimi a fare il tifo) ha avuto un inizio decisamente commovente: le immagini di Quadri da giovane (quello che non ho conosciuto) erano mescolate con le sue parole in una recente intervista dove veniva fuori tutta la sua sottile ironia e autoironia. Il video del figlio Jacopo (montatore cinematografico che ha al suo attivo film con Martone, Delbono, Bechis e altri) ha un tratto decisamente molto dolce e commovente. Prima dei premi ufficiali, i Magi di Rete critica hanno assegnato i loro doni ai Menoventi e il sottoscritto ha avuto la fortuna di calcare il palco di via Rovello insieme ai colleghi e così di ammirare la folla numerosa assiepata in platea e in galleria.
I Premi speciali, come spesso accade, sono stati i più interessanti: sopratutto quelli a Prospettiva, Radio3, Teatro Povero di Monticchiello e Teatro Valle Occupato. Per il resto, pochi sussulti sia nei nomi dei premiati che nelle dichiarazioni, a parte un aneddoto delizioso di Pippo Delbono che ricordava quando una sera con Quadri era a un raduno del Living Theatre e avevano mangiato dei dolcetti che molto probabilmente – conoscendo quelli del Living – erano “truccati” alla marijuana o all’hashish!
Mai come quest’anno sono stati dei Premi Ubu nordici, sopratutto sull’asse Milano – Torino. Questa della “milanesizzazione” degli Ubu è in parte vera e non certamente da questa prima edizione post Quadri. Secondo me – oltre alla pigrizia dei critici, anche perché molti sono ultra sessantenni – è anche colpa di una scena romana che fa fatica a realizzare un sistema teatrale virtuoso: anche realtà affermate sono in debito e attori e organizzatori non vengono pagati. Non conosco bene la realtà torinese e quindi non ne parlo. A Milano ci sono numerosi piccoli e agguerriti teatri – cito su tutti il Teatro i che ho visto nascere con una stagione quasi “clandestina” nel 2005 e che in 6 anni è diventato un punto di riferimento – che non vedo a Roma, dove se esci dai circuiti ufficiali e istituzionali, puoi augurarti di vedere del buon teatro solo nei centri sociali. Tutta la fascia intermedia è assente. Conoscendo un po’ le due realtà mi sento di dire che a Milano c’è un tipo di organizzazione e gestione nei teatri che a Roma manca del tutto. Un esempio? Il Piccolo Teatro ha aperto un ufficio marketing negli anni Ottanta (primo fra i teatri stabili italiani), il Teatro di Roma ancora non ce l’ha. A Roma non esiste una stagione completa e di ricerca che proponga produzioni e ospitalità al livello del Teatro i (o dell’Out Off o del PIM fino all’anno scorso). Andando su questioni organizzative e promozionali: a Milano ci sono due situazioni che funzionano benissimo: mi riferisco alla Festa del Teatro e all’Invito a Teatro ovvero il carnet per vedere spettacoli in diversi spazi teatrali. A Roma hanno provato a fare cose simili che non funzionano. A Milano ci sono addirittura privati e fondazioni che investono in teatro. Perché a Roma non accade? A Roma ci sono 100 teatri di cui 95 praticamente sempre vuoti oppure riempiti dagli amici attori degli attori in scena reclutati a suon di newsletter invasive e sms e eventi su facebook. Anche questo vorrà dire qualcosa? Insomma a Milano si fa un miglior teatro e forse è anche per questo che poi vengono distribuiti più premi. Il sistema-Milano prova a essere virtuoso (anche se non mancano certo i giochi di potere e i clientelismi), il baraccone-Roma fa acqua da tutte le parti. Vorrei essere smentito ma è la dura verità.
Per non parlare di arte contemporanea: a Roma si continuano a ristrutturare spazi (Pelanda, ex GIL) o aprirne nuovi (Macro, MAXXI) quando poi non ci sono i soldi per le mostre. A Roma l’arte contemporanea non esiste quasi, l’ultima grande mostra è stata quella di Bill Viola a fine 2008. Poi niente eccetto qualche coraggiosa galleria privata. A Milano ogni volta che vado trovo qualcosa di nuovo (Tony Ousler al PAC, Pipilotti Rist al cinema Manzoni grazie alla Fondazione Trussardi, solo per fare 2 esempi recenti).
Scrivo questo anche perché sollecitato da un articolo di Simone Nebbia apparso oggi su Teatro e Critica. Simone su alcune cose ha ragione ma non credo sia una questione di razzismo o di leghismo. E poi l’avevo letto con curiosità dato che l’autore non c’era (o almeno io non l’ho visto) e si è basato su un freddo comunicato. Forse avrebbe fatto bene a venire perché, oltre a sparare a zero sui premi, avrebbe così potuto documentare alcuni piccoli momenti significativi e che hanno regalato un’umanità che troppo spesso ci manca, e mi riferisco ai giovanissimi scalmanati di History Boys, alla leggerezza e simpatia del novantaduenne Gianrico Tedeschi, all’emozione di Federica Fracassi di fronte al mostro sacro Mariangela Melato. Insomma mi sembra che iniziare uno scontro gratuito “da stadio” Milano – Roma anche sul teatro non faccia bene a nessuno, e mi sembra una polemica sterile che evidenzia solo un certo provincialismo romano. E poi piangersi addosso non serve, lo dico da toscano che ha vissuto in tutte e due le città quindi super partes.
Tornando alla serata di ieri, l’atmosfera non era per niente allegra, almeno secondo me. A parte che non c’era il buffet post premi ;-), ho respirato aria di smantellamento, di fine ciclo, con una casa editrice praticamente ferma (l’ultimo libro se non sbaglio è uscito nel gennaio 2011) e a serio rischio sia il futuro della casa editrice stessa, che non naviga certo in acque sicure, che i Premi Ubu XXXV. Premi secondo me fondamentali per il teatro italiano ma che forse necessitano di una ristrutturazione sopratutto se e quando la Ubulibri non esisterà più. [sp]
Mackie Messer #5 > Su Giorni felici, Rete Critica, CRESCO, Ubu
Come immaginavo: non riesco a star dietro a MM settimanalmente, la settimana scorsa ho saltato e questa siamo già a mercoledì. Son stato travolto da impegni per l’apertura del b&b (photo, trovate altre stupende foto sulle pagine di Air B’n’B della camera 1 e della camera 2), son stato in Toscana a vedere Magelli e Barba, son stato via il fine settimana.
Vabè poco importa, ci sono alcune cose che volevo raccontare:
1. Splinder (il portale che ospita questo blog) chiude baracca. L’ho scoperto 2 giorni fa mentre stilavo lo IAT. Spero di riuscire a fare un redirect da qualche parte, ho tempo fino al 31 gennaio. Avrei tanto bisogno di un webeditor che mi aiutasse su questa e altre faccende ma trattandosi di volontariato è difficile chiedere troppo. Però ve l’ho scritto, quindi se vi va fatevi avanti! 😉
2. Si è concluso il Premio Rete Critica a cui ho partecipato. Ho dato un primo voto a Romaeuropa festival, Teatro del Sale di Firenze e Francesca Pennini/Collettivo Cinetico, al ripescaggio ho sostenuto anche l’Angelo Mai. Poi al secondo turno ho confermato la mia preferenza per Francesca Pennini. Purtroppo non ho potuto votare il ballottaggio finale (Menoventi vs ricci/forte) perchè non ho mai visto in scena la compagine faentina. Avevo, un po’ provocatoriamente, denunciato il fatto che il ballottaggio potesse diventare una sentenza pro o contro ricci/forte dato che il duo gode di un consenso pressochè totale in rete (sopratutto grazie ai loro fan molto attivi su social network e non solo) ma sono osteggiati da certa critica e da certe aree teatrali perché rei – secondo questi ultimi – di essere ripetitivi e modaioli.
Infatti alla fine hanno vinto i Menoventi [photo: menoventi.com] (sarà un caso?), mi dispiace per Gianni e Stefano (che a me nonostante tutto piacciono), faccio i complimenti a Alessandro, Consuelo e Gianni che spero di vedere all’opera al più presto. Mi sembra un premio assegnato con coerenza da parte della critica web per una compagnia giovane e innovativa (così dicono). Una vittoria tutt’altro che scontata (io avevo previsto un’affermazione del Teatro Valle Occupato) e per questo (e non solo) mi sembra che l’esperimento Rete Critica sia riuscito. Ci vediamo ai Premi Ubu per la consegna del premio!
3. A proposito di Premi Ubu, sono state rese note le nomination della prima edizione post FQ. Non mi sembrano particolarmente rivoluzionarie, dato che circolano sempre i soliti nomi. Comunque sia è già una notizia che i premi continuino, senza il loro patron storico e con il sostegno di UniCredit. Dato che non voto, mi permetto di dare le mie faziosissime e frivolissime preferenze commentate:
Spettacolo dell’anno: faziosissimamente Hamlice (che è anche l’unico che ho visto)
Regia: ho visto solo Martone ma non mi pare da Ubu quindi non lo voto. Il mio voto, così su due piedi, va a Paolo Magelli per Giochi di famiglia
Scenografia: sempre i soliti, ho visto solo Loretta Strong e voto Daniela Dal Cin.
Attore: ho visto solo Carmine Maringola che voto.
Attrice: non ho visto gli spettacoli ma voto Federica Fracassi e Daria Deflorian ex aequo sulla fiducia
Attore protagonista: Luca Micheletti perchè mi è piaciuto lo spettacolo.
Attrice non protagonista: Federica Santoro, ma lo spettacolo non l’ho visto
Nuovo attore o attrice: Isabella Ragonese, anche se mi pare forse un po’ troppo vip per gli Ubu (vedi Volo ecc.)
Migliore novità italiana: la Trilogia degli occhiali (anche qui è l’unico che ho visto ma lo voto).
Migliore novità straniera: qui non mi esprimo perché non ho frequentato questi spettacoli.
Migliore spettacolo straniero presentato in Italia: Brook mi è parso alquanto noioso (si può dire?), Lepage non l’ho visto. Voto Vollmond anche se l’ho visto solo in video.
Premi speciali: Prospettiva, Rai Radio 3 e Virgilio Sieni.
4. L’altra notizia della settimana è che sono stati resi noti i i risultati dell’indagine RISPONDI AL FUTURO sui lavoratori dello spettacolo promossa da C.Re.S.Co. I risultati sono a dir poco agghiaccianti. Un teatrante su due guadagna 4/5000 euro all’anno. Cifre vergognose, ma dove vogliamo andare? Invece 1 su 10 ovvero la casta del teatro guadagna in media 34500 euro, senza contare i soldi che non guadagnano ma gestiscono attraverso scambi, favori a amici ecc. (ovviamente generalizzo ma credo che ci sia più di un fondo di verità). Insomma Rispondi al futuro è una sentenza senza futuro. Il Cresco farebbe meglio a chiamarsi De-cresco e non scherzo tanto a dire che ormai questo è un mestiere che puoi fare quasi solo per hobby. Forse sarò troppo pessimista, mi auguro che questi dati smuovano qualcosa.
Cari saluti e a presto
Simone